La Chiesa
Immersa nella campagna pisana, la pieve di S.Giulia è situata appena fuori l’abitato di Caprona, un tempo dominato dalla fortezza di dantesca citazione.
Costruita in diverse fasi e con diversi materiali, la pieve racconta una storia lunga quasi mille anni e si mostra ai viaggiatori come un edificio suggestivo, seppure incompiuto.
La pieve ha un’insolita pianta a croce commissa; il campanile si appoggia direttamente sul braccio destro del transetto. L’edificio è stato costruito con un ricco repertorio di materiali provenienti dal Monte Pisano e conserva un interessante apparato scultoreo che testimonia le ricche risorse che i committenti profusero per la sua costruzione e decorazione.
Descrizione »
La chiesa presenta un’icnografia a T, inconsueta per le pievi pisane e spiegabile con una serie di cambiamenti in corso d’opera: si interruppe un progetto a tre navate e si realizzò un edificio di minori dimensioni a navata unica absidata.
I vari ripensamenti progettuali sono testimoniati sia dalle diverse qualità di pietre impiegate, sia dalla presenza di alcune colonne inglobate nel sodo murario della chiesa.
L’edificio è stato realizzato in pietre perfettamente squadrate e poste in opera quasi senza malta. La perfezione di questa muratura testimonia la diffusione delle cosiddette tecniche “da scalpellino” anche nel territorio circostante la città di Pisa.
Sull’ala del transetto destro, coperta con volte a crociera, è stata costruita la torre campanaria. La navata principale presenta la caratteristica copertura a capriate.
Storia »
La prima attestazione di questa pieve risale al 1096, ma le sue origini sono antecedenti. Lo dimostrano gli scavi archeologici che la Soprintedenza di Pisa ha effettuato negli anni Settanta del Novecento. In quell’occasione è emersa la prima chiesa di Santa Giulia: un piccolo edificio absidato, che venne sostituito tra la fine dell’XI e il XII secolo con una pieve più ampia, il cui progetto può essere desunto dal confronto tra le sue misure attuali e quelle medievali pisane.
L’idea originaria era quella di adeguare la chiesa alle forme e alle dimensioni delle altre pievi del territorio, realizzando un impianto a tre navate con abside. Per motivi non documentati, il cantiere si è interrotto dopo aver costruito l’abside e aver impostato le tre navate. Ancora oggi le colonne delle navate sono visibili inglobate nella muratura della chiesa attuale.
La successiva fase costruttiva è caratterizzata da una riduzione dello spazio sacro da tre navate ad una soltanto e da un cambiamento nell’impiego del materiale: la breccia di Caprona è stata sostituita dalla calcarenite del monte Pisano (conosciuta con il nome di verrucano).
In un periodo di poco posteriore è stata aggiunta la seconda navata sul fianco settentrionale, aprendo la muratura con archi poggianti su pilastri. Si è quindi collocato il fonte battesimale a cavallo tra la prima e la seconda navata, attribuendo ai due spazi una funzione liturgica diversa, il cui significato risulta ancora controverso.
Nell’Ottocento si è demolita la seconda navata, ormai pericolante, e la pianta ha assunto l’attuale conformazione a T.
Opere »
Di grande suggestione è il repertorio scultoreo che contraddistingue questa pieve: in particolare attraggono l’attenzione i volti, maschili e femminili, che compaiono sui capitelli delle colonne murate nel fianco meridionale. Secondo una suggestiva ipotesi potrebbero rappresentare i volti dei committenti privati che finanziarono la ricostruzione dell’edificio nel XII secolo.
Sull’abside corre una teoria di archetti ciechi poggianti su mensole decorate con motivi simbolici, vegetali e antropomorfi.
Entrando in chiesa, sulla sinistra, si trova il fonte battesimale, una vasca di pietra monolitica dalla simbolica forma ottagonale. Lungo le pareti rimangono tracce di affreschi raffiguranti santi, ormai illeggibili e di incerta datazione.
Una curiosità: all’esterno della chiesa, in facciata e sul fianco meridionale, si possono osservare alcuni segni lapidari, ossia segni incisi dalle stesse maestranze che lavorarono sul cantiere per indicare l’esatta posa in opera dei conci.
Restauri »
Alla fine dell’Ottocento la seconda navata si trovava in rovina ed è stata demolita.
Durante questi restauri è stata smontata anche la grande volta a calotta, costruita all’incrocio tra la navata centrale e il transetto pochi decenni prima.
Gli scavi degli anni Settanta del Novecento hanno riportato alla luce la chiesa preesistente, che la storiografia attuale tende ad attribuire, forse troppo precocemente, al VII secolo e la cui datazione potrebbe essere invece spostata alla fine dell’XI secolo.
Bibliografia »
P. Pierotti, Pievi pisane a due navate, Pisa, 1965.
G. Tigler, Toscana romanica, Milano, Jaca Book, 2006, pp.236-237.
Dove si trova