La Chiesa
La pieve di Calci è collocata nella Valgraziosa, così detta per la sua felice posizione geografica e conosciuta fino al secolo scorso per gli oltre cento mulini, localizzati lungo la strada che sale al Monte Serra.
Situata nella parte bassa del paese, la pieve rappresenta un significativo esempio di derivazione dai modi costruttivi della cattedrale pisana.
La facciata è caratterizzata da un’inconfondibile bicromia e dalle decorazioni a losanghe; le sue misure fuori scala dipendono da un ampliamento della struttura realizzato per far entrare in chiesa il fonte battesimale.
Quest’opera è tradizionalmente attribuita alla scuola di Biduino, un importante scultore formatosi sul cantiere della cattedrale pisana, le cui opere sono presenti sui territori pisano e lucchese.
Descrizione »
La pieve di notevoli dimensioni è caratterizzata da un impianto a tre navate con un’unica abside centrale.
La facciata dal marcato sviluppo orizzontale è spartita da due ordini di arcate cieche impostate su lesene e decorate con rombi concentrici.
All’interno vi sono due file di colonne, sormontate da capitelli di reimpiego: ionici a destra e corinzi a sinistra. La navata centrale è coperta da una volta a botte con lunette, mentre quelle laterali sono coperte da volte a crociera. Sui muri laterali si appoggiano gli altari seicenteschi e si aprono alcune cappelle.
La chiesa e il campanile a torre sono stati realizzati da maestranze specializzate in pietre squadrate di “verrucano”, proveniente dalle vicine cave del monte Pisano.
Una curiosità: su alcuni conci murati nella controfacciata esterna sono incisi dei giochi medievali, come il filetto.
Storia »
L’edificio, sorto su una preesistente chiesa dedicata a S.Maria alla Corte, fu costruito tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo. L’iniziativa è attribuita alla committenza dell’arcivescovo pisano Daiberto, che nel paese possedeva terreni, mulini e un castello.
Per costruire la pieve, il campanile, il chiostro e il cimitero l’arcivescovo dona un terreno che la Chiesa pisana ha ricevuto dalla contessa Matilde di Canossa. In seguito viene addossato alla chiesa anche un ospedale.
L’insolita intitolazione al santo martire Ermolao nasce dalla donazione delle reliquie che l’arcivescovo Pietro Moriconi fa al paese qualche anno più tardi, nel 1110.
Nel corso dei secoli la pieve ha subito una serie di ampliamenti e di restauri.
Alla fine del XVI secolo viene realizzata la sacrestia sul fianco settentrionale. Sullo stesso lato viene aggiunta anche un’ala di transetto. Questa costruzione ha l’effetto di unire apparentemente chiesa e campanile.
Le trasformazioni principali avvenute agli inizi del Seicento si devono a Cosimo Pugliani, ingegnere granducale, che amplia l’abside, restaura la facciata e crea un’ala di transetto simmetrica a quella cinquecentesca. Pugliani recupera dalla vecchia chiesa di S. Maria una serie di lastre decorate, che fa murare sulla nuova abside.
Tra il 1617 e il 1717 viene costruita la cappella del fonte battesimale che viene qui trasferito. Nel XVII secolo si realizzano gli altari laterali e si abbelliscono con tele dipinte. Ancora nel Settecento si migliorano gli interni, si costruiscono le volte a crociera delle navate laterali e si inserisce una cupola all’incrocio del transetto. Si intonacano le pareti.
Nel secolo successivo si mette nuovamente mano all’edificio, coprendo la navata centrale con una volta a botte con lunette. Nel 1842 la pieve viene elevata a Propositura.
Opere »
Nella prima cappella a sinistra dell’entrata si trova il fonte battesimale ad immersione, attribuito alla scuola di Biduino e risalente al XII secolo. Recenti studi ipotizzano la paternità del maestro pistoiese Gruamonte.
A pianta quadrata, il fonte è ricavato da un unico blocco di marmo. I fianchi sono decorati con motivi ad arcate su pilastri, all’interno di ogni spartizione sono stati scolpiti soggetti floreali e figure di santi. Secondo la tradizione, questo fonte sarebbe stato realizzato per un’altra chiesa, forse il battistero di Pisa, e in seguito trasportato a Calci. Le grandi dimensioni del blocco costrinsero ad aprire un’ampia porzione di muratura nel fianco sinistro della facciata per farlo entrare in chiesa.
Di particolare interesse sono anche i capitelli di reimpiego usati sulle colonne della navata centrale: ionici sulla fila destra, corinzi su quella sinistra. All’interno della pieve si conserva una testa di “Cristo triumphans”, attribuita ad un maestro pisano del XII secolo e oggi inglobata in un affresco di età moderna raffigurante il “Volto Santo”.
All’esterno dell’abside, ricostruita nell’Ottocento, si osservano alcuni bassorilievi di epoca longobarda, decorati con motivi vegetali e animali. Questi conci furono recuperati dalla chiesa di S.Maria in Willarada, che venne all’epoca demolita.
Restauri »
La pieve di Calci ha perso nel tempo la caratteristica struttura delle pievi pisane, costituita da tre navate con abside e campanile a torre, per assumere nel tempo uno schema più complesso attraverso l’aggiunta di vari corpi di fabbrica.
La chiesa è stata oggetto di numerosi rimaneggiamenti e restauri fin dal XVI secolo, dovuti in parte a cambiamenti strutturali che hanno modificato la struttura, in parte ad eventi traumatici quali incendi e terremoti che l’hanno danneggiata.
Le diverse qualità dei materiali impiegati e le notevoli dimensioni di alcuni conci della facciata sono giustificabili con i continui interventi di conservazione.
Anche il tetto è stato frequentemente oggetto di riparazione.
Significativo è l’intervento realizzato nel 1935 per isolare l’edificio e liberare la facciata dalla struttura dell’ospedale, ormai fatiscente, ad essa affiancata. La demolizione, contrastata dalla Confraternita della Misericordia, proprietaria dello spazio, venne realizzata alla fine degli anni Cinquanta del Novecento nonostante il parere contrario della Soprintendenza di Pisa.
Bibliografia »
M. Martini, La storia di Calci. Raccolta di notizie, edite ed inedite intorno a luoghi, cose, persone e fatti della Valle Graziosa, Pisa, Lischi, 1976 (Pisa, Felici, ristampa anastatica 2001).
A.M. Lupetti, La pieve di Calci, tesi di laurea, Università di Firenze, a.a.1988-1989.
E. Garruccio, La pieve dei Santi Giovanni Evangelista ed Ermolao a Calci, tesi di laurea, Università di Pisa, a.a.2004-2005.
G. Tigler, Toscana romanica, Milano, Jaca Book, 2006, pp.238-240.
L. Carletti, C. Giometti, Pietre vecchie ma non antiche, Pisa, Pacini, 2010.
Dove si trova