La Chiesa
Isolata dal castello medievale, la pieve di Palaia sorge sulla collina antistante l’abitato attuale e rappresenta uno straordinario esempio di architettura romanica costruita nel XIII secolo in Valdera.
Sorta come chiesa dipendente dalla vicina pieve di San Gervasio, nel 1279 la chiesa di Palaia ottiene il titolo di pieve autonoma. In questa occasione l’edificio viene ricostruito sotto la direzione dell’operaio Andrea di Upezzino.
Di straordinario valore sono le forme architettoniche e l’uso sapiente della decorazione in laterizio che caratterizza sia gli esterni che gli interni della pieve.
Descrizione »
L’edificio presenta una pianta a tre navate con abside poligonale. L’abside, costruita in cotto, è coperta da una spettacolare volta a costoloni. All’esterno le lesene separano la struttura in settori, composti ciascuno da due archetti pensili. Nell’abside si aprono tre ampie finestre progettate dall’ingegner Luigi Filippeschi.
La facciata della pieve di San Martino è spartita verticalmente da lesene che individuano i tre settori entro cui si aprono i tre portali di fattura ottocentesca. La parte terminale della facciata è caratterizzata da archetti ciechi con andamento a salienti poggianti su mensole decorate.
Sul fianco settentrionale si aprono un portale strombato in cotto decorato e tre monofore. Sulla controfacciata è costruito un campanile a vela con due campane.
All’interno la chiesa è spartita in tre navate da sei colonne in cotto sormontate da capitelli in pietra scolpiti con figure umane, vegetali e animali. Le colonne poste verso il portale centrale sono polistili.
Storia »
La prima attestazione dell’edificio risale al 1061, ma le forme attuali sono databili alla fine del XIII secolo: nel 1279 il vescovo di Lucca Paganello concede il titolo di pieve alla chiesa di San Martino. Della sua ricostruzione si occupa l’operaio Andrea di Upezzino, che dirige i lavori. Si procede lentamente per fasi, arrivando alla costruzione di una pieve a tre navate in laterizio, caratterizzata da un’abside poligonale coperta con una volta costolonata di suggestiva bellezza.
Secondo la ricostruzione storica elaborata da Eva Malacarne, nel medioevo la pieve ha avuto tre fasi costruttive fondamentali di cui soltanto la terza è databile con sicurezza. Durante la prima fase di costruzione, si imposta il piano basamentale secondo un progetto di chiesa a tre navate, scandita da sette campate coperte con volte a crociera. Per problemi statici o economici, nella seconda fase si costruisce un edificio più piccolo, si cambia la spartizione delle campate, si rinuncia a coprire con volte a crociera l’edificio. Nella terza fase, databile tra il 1279, anno di costituzione in pieve, e il 1286, data incisa nella zona presbiteriale, si conclude la costruzione nelle forme attuali sotto la direzione dell’operaio Andrea di Upezzino.
Nel 1622 la pieve passa sotto la giurisdizione della diocesi di S.Miniato, nel 1639 iniziano i lavori di restauro, consolidamento e abbellimento dell’edificio.
Opere »
All’interno della pieve si conserva una piccola vasca marmorea su cui è stata incisa un’iscrizione: si tratta dell’unità di misura usata per il vino, memoria della decima che gli abitanti di Palaia erano tenuti a pagare al pievano.
Particolarmente interessanti sono le decorazioni laterizie, realizzate dopo la cottura e la posa in opera dei vari elementi, e i capitelli dei pilastri interni, realizzati in pietra e scolpiti con soggetti umani e vegetali.
Restauri »
L’edificio ha subito numerosi restauri nel corso dei secoli a causa della natura del terreno: argilloso e compromesso in diversi occasioni da eventi franosi. Già nel 1564 la pieve risultava sconsacrata e in cattivo stato di conservazione. Un primo recupero avviene nella prima metà del Seicento, quando la pieve passa sotto la diocesi di San Miniato.
Alla fine dell’Ottocento vi interviene l’ingegnere Luigi Filippeschi. Il suo punto di partenza, errato, è che la pieve sia opera di Andrea Pisano. Ne progetta dunque un restauro integrale, oggi discutibile, per riportarla al suo presunto stato originario. Gli interventi realizzati all’epoca hanno eliminato le sovrastrutture barocche, stonacato le pareti, ricucito le fessure nelle murature, sostituito il paramento della facciata con inserzioni laterizie in stile neogotico.
Bibliografia »
E. Malacarne, “La pieve di San Martino a Palaia”, in Palaia e il suo territorio tra antichità e medioevo, Atti del convegno (Palaia 1999), a cura di P. Morelli, Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 2000, p.181-211.
Dove si trova