Scopri il romanico: Le decorazioni
Le decorazioni
Assenti i grandi portali scolpiti o preceduti da protiri, tipici invece delle cattedrali francesi e dell'Italia settentrionale, la decorazione scultorea si limita alle mensole degli archetti pensili all'esterno e ai capitelli, spesso antichi o neo antichi, all'interno, per distendersi poi, a partire dalla seconda metà del XII secolo, nelle narrazioni degli architravi e degli arredi presbiteriali, soprattutto pulpiti e fonti battesimali.
In seguito la decorazione si addensa sulle facciate a loggette, secondo l'esempio prima della facciata della cattedrale pisana, e poi di quella lucchese dovuta alla maestranza dei Guidi.
La presentazione delle storie sacre si sviluppava anche nei grandi gruppi policromi scolpiti nel legno e nelle pitture che coprivano le pareti, oggi quasi ovunque perdute.
Provincia di Lucca
L’aspetto degli edifici sacri medievali della diocesi di Lucca e delle zone di relativo influsso era nel Medioevo sensibilmente diverso dall’attuale, e questo non tanto e non solo per le modifiche alla struttura architettonica che pure sono registrabili, quanto per le sostanziali modifiche al complesso della decorazione scultorea e pittorica, in molti casi parzialmente smantellata, musealizzata oppure addirittura del tutto perduta.
A partire dalla decorazione pittorica murale, spesso vittima di interventi di restauro otto-novecenteschi che, per una distorta visione di quello che doveva essere l’aspetto di una chiesa medievale, hanno provveduto a riportare alla nuda pietra le murature togliendo gli intonaci. Le chiese erano invece spesso vibranti di colori, come attestano i numerosi resti di affreschi ritrovati nelle chiese degli itinerari e in molte altre del territorio: è il caso delle decorazioni della Pieve di Valdicastello – di quelle tardotrecentesche dell’abside ma anche di quelle, forse precedenti, delle navate laterali, di cui restano alcune sinopie – e della Pieve di San Pantaleone a Pieve a Elici.
Nel territorio esistevano, tra i pochi tuttora conservati, gli esemplari illustri e più antichi della basilica di S. Frediano a Lucca, della Pieve di Sesto di Moriano, della badia di Cantignano. Accanto alle pitture murali, in molte della chiese del territorio erano presenti opere di pittura mobile, prime fra tutte le croci dipinte nelle due versioni iconografiche di Christus Triumphans, raffigurato cioè vivo e trionfatore sulla morte (come nel caso della croce – non dipinta ma scolpita – più importante e famosa di tutto il territorio, quel Volto Santo conservato nella cattedrale di San Martino a Lucca e oggetto nel Medioevo di una particolare devozione), e in quella più moderna di Christus Patiens, in cui il Cristo viene ritratto nel momento del dolore e della morte: un esemplare duecentesco di questa seconda tipologia è conservato nella Pieve di San Giorgio di Brancoli.
Più estesamente conservata la ricca decorazione scultorea: scolpiti erano infatti spesso elementi dell’architettura, come cornici, architravi e capitelli, talora realizzati a imitazione dell’antico o reimpiegando direttamente pezzi di epoca classica. Destinato invece spesso alla dispersione, benché riccamente scolpito, era in molti casi l’arredo presbiteriale, costituito da recinto a lastre marmoree e pulpito come nel caso di quello a cavallo tra XII e XIII secolo ancora visibile nella Pieve di San Giorgio di Brancoli.
Provincia di Pisa
Gli edifici religiosi pisani mostrano un ricco repertorio scultoreo che decora gli archetti pensili presenti sulle facciate e sulle absidi. Si tratta di soggetti simbolici, geometrici, vegetali, umani, antropomorfi, scolpiti nella pietra e realizzati da maestranze specializzate itineranti sul territorio.
Sulle facciate delle chiese di Lupeta e di Vicopisano sono presenti alcune lastre scolpite raffiguranti scene bibliche, che testimoniano un certo gusto decorativo e narrativo da parte dei committenti e dei maestri che le realizzarono.
Gli interni delle pievi, oggi in gran parte alterati dalle trasformazioni e dai restauri che si sono succeduti, erano un tempo affrescati. Rimangono importanti tracce di questi cicli pittorici nella pieve di Vicopisano, risalenti al XIII secolo, e nella cattedrale di Volterra, risalenti al XIV secolo. È invece andata perduta la decorazione pittorica che alcuni allievi della scuola giottesca realizzarono sul coro e sulle pareti della chiesa nella badia di Volterra.
Tra gli arredi sacri sono da segnalare il fonte battesimale di Calci, riccamente scolpito dalla bottega di Biduino, e il pergamo della cattedrale di Volterra, attribuito alla scuola di Guglielmo e databile al XII secolo.
Rimangono importanti testimonianze anche di sculture lignee policrome. In particolare meritano di essere citate le Deposizioni, presenti nella pieve di Vicopisano e nella cattedrale di Volterra. I due gruppi, simili per composizione e per datazione (XIII secolo), sono attribuiti a maestranze itineranti sul territorio che realizzarono anche gli esemplari presenti nella cattedrale pisana e a San Miniato.
Sardegna
Il panorama della decorazione scultorea e pittorica tra XI e XIV secolo si presenta relativamente povero di testimonianze, giunte ai giorni nostri sporadiche e frammentarie. Vi sono rarissime attestazioni di scultura slegata dall’architettura. Tuttavia si ha una ricca serie di elementi di decoro applicata a mensole, archetti e paramenti esterni delle chiese. Fra le poche opere meritevoli di menzione è certamente il Pulpito di Guglielmo, arrivato nella cattedrale di Cagliari nel 1312, ma realizzato tra il 1159 e il 1162 per la Primaziale di Pisa.
Sempre di scultura, ma in bronzo, si parla nel caso di due oggetti già citati nelle fonti e giunti fino ai nostri giorni. Il primo, custodito nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, è l’acquamanile proveniente da Mores e raffigurante un pavone, da riferire all’XI secolo di produzione ispano-moresca. Il secondo è una coppia di picchiotti, sempre in bronzo, provenienti dalla cattedrale di Oristano e datati al 1228 dall’epigrafe che riporta anche il nome dell’esecutore, Placentinus, e dei committenti, il giudice Mariano II d’Arborea e il vescovo Torgotorio de Muru.
La decorazione pittorica delle chiese annoverava tra i suoi esempi, fino a pochi anni fa, solo il ciclo nell’abside centrale della Santissima Trinità di Saccargia, in agro di Codrongianos, datato alla seconda metà del XII secolo. Una serie di restauri hanno portato alla luce anche le pitture nella chiesa di San Pietro a Galtellì, che studi recenti datano ai primi del XIII secolo, e San Nicola di Trullas in agro di Semestene, sempre del XIII secolo. Al ‘300 si datano i cicli di Nostra Signora de Sos Regnos Altos a Bosa e di Sant’Antonio Abate ad Orosei, così come i dipinti, a cavallo tra Duecento e Trecento, del San Pantaleo a Dolianova.
Sempre in questo momento si collocano alcune opere d’arte mobili. La Deposizione duecentesca oggi conservata nella parrocchiale di San Sebastiano a Bulzi è composta da cinque statue lignee policrome, così come notevole è il dipinto su tavola, in passato attribuito a Memmo di Filippuccio, oggi custodito nell’Arcivescovado di Oristano ma in antico collocato nella cripta della Basilica di Santa Giusta.
Corsica
Le chiese romaniche in Corsica sono caratterizzate da decorazioni sobrie: arcate cieche sovrastate da modiglioni, ciotola in ceramica policroma detti bacini, raffigurazioni geometriche, fitomorfe, zoomorfe e antropomorfe, perlopiù scolpite su superfici piane, in bassorilievo o in altorilievo.