Le architetture religiose dell’XI-XIII secolo in Corsica e Sardegna presentano significative affinità ed entrambe risultano strettamente correlate all’attività di maestranze della Toscana occidentale.
Ai legami istituzionali tra la terraferma e le isole corrisponde infatti l'infittirsi degli scambi commerciali, e non solo di merci e manufatti ma anche di uomini e tecnologie artistiche. Una volta immesse nei vari territori, le maestranze rielaborano i dati formativi sulla base delle richieste della committenza, della disponibilità di strumenti e materiali differenziati. Ne consegue un linguaggio comune e una varietà di forme architettoniche, frutto del contributo di distinte figure professionali – dal tagliatore della pietra allo scultore, dal carpentiere al muratore, al pittore – che permettono di ricostruire un ambiente architettonico omogeneo.
Provincia di Lucca
Numerose chiese romaniche testimoniano la fortuna di Lucca a partire dal secolo XI, in concomitanza con il generale "risveglio" che investe il mondo occidentale.
Sotto il vescovato di Anselmo da Baggio (1057-1073), successivamente papa con il nome di Alessandro II, si ricostruiscono o si fondano ex-novo varie chiese come la cattedrale di San Martino, San Michele in Foro e Sant'Alessandro, caratterizzate dallo schema basilicale e da un sobrio classicismo ispirato dall´austerità della riforma gregoriana di cui il vescovo lucchese fu promotore.
Tale ritorno all´antico assume caratteri diversi rispetto agli sviluppi di Pisa e Firenze, tanto da poter individuare un "romanico lucchese" caratterizzato da elementi peculiari che permarranno fino al secolo XIII: la persistenza della tradizione romana e greca, l´assenza di coperture a volte, di cupole e matronei, la concezione geometrica dello spazio e l´esclusiva adozione dell´impianto basilicale. L´archetipo è probabilmente la chiesa di Sant'Alessandro, il cui modello si riflette nelle pievi di Brancoli, di Diecimo, di Valdottavo e della Versilia.
Provincia di Pisa
Tra la fine del X e il XII secolo Pisa attraversa un florido periodo economico e sociale, definito dagli studiosi “Romanitas pisana”: la città aspira infatti a diventare una nuova Roma. Rinnova la propria veste architettonica, impiegando ingenti risorse ed importando maestranze specializzate dall’Oriente, terra con cui ha privilegiati rapporti commerciali e culturali.
Nel 1063 si apre il cantiere della cattedrale, che porta all’impiego di un linguaggio fortemente innovativo nel panorama architettonico italiano. Impostato in origine dall’architetto Buscheto come un tempio di marmo bianco, ispirato alla classicità, l’edificio viene in seguito rielaborato per rispondere alle caratteristiche che Deotisalvi, nuovo architetto presente sulla piazza, sta attribuendo al battistero. Viene quindi ampliato il corpo longitudinale della cattedrale e la facciata viene avanzata di alcune campate. Nel 1153 si inizia ad edificare il battistero e nel 1174 si mette mano alla costruzione della torre, caratterizzata da una pianta circolare e da un inedito motivo a loggette.
Le architetture della piazza del duomo divengono in breve tempo un modello esportabile in scala ridotta sui territori di influenza pisana: pievi, abbazie e chiese dipendenti si rinnovano impiegando il linguaggio introdotto sulla piazza da maestranze specializzate itineranti. Committenti sono vescovi e famiglie nobiliari che aspirano a consegnare all’architettura sacra l’immagine di una città potente e ricca.
Sardegna
I documenti d’archivio dicono che dopo la metà del Mille la Sardegna è divisa in quattro regni o giudicati. A capo di ognuno sta un re o giudice, dotato di autorità suprema. Ogni giudicato è diviso in curatorie, che corrispondono alla ripartizione ecclesiastica in diocesi. Il territorio è difeso militarmente dai castelli, che occupano le cime dei colli.
La popolazione si raccoglie nelle città costiere e in numerosi villaggi sparsi nel territorio, che fanno capo alle chiese. Le più grandi sono cattedrali e abbazie, dalle quali dipendono altre chiese, parrocchiali o monastiche.
Fino agli inizi del Trecento fiorisce l’architettura romanica, soprattutto lungo la fascia costiera e nelle fertili pianure della metà occidentale dell’isola. Quella orientale, montuosa e avara di ampie zone pianeggianti che si prestino allo sfruttamento intensivo delle risorse agropastorali, è povera di città e di conseguenza di chiese romaniche anche nella campagna. Queste ultime si concentrano nelle pianure occidentali, dal Logudoro al Campidano, dove ancora oggi costituiscono un segno forte nel paesaggio isolano sia urbano sia rurale.
Quando si inseriscono nel contesto cittadino, funzionano da fulcro di un tessuto medievale spesso integro. Quando si ergono solitarie nella campagna, documentano l’antica esistenza di un villaggio ormai abbandonato.
Molto più dei castelli medievali, per la maggior parte ridotti a ruderi, le chiese romaniche rappresentano al meglio quanto resta di un’epoca passata, nella quale l’isola seppe esprimere una civiltà architettonica di livello europeo.
Corsica
A costituire il patrimonio romanico della Corsica stanno oltre duecento chiese, che tra l’XI e il XII secolo furono costruite mentre si producevano la riorganizzazione amministrativa della Chiesa e la riforma ecclesiastica.
Per le loro caratteristiche architettoniche, si affiancano alle chiese situate in Toscana (in particolare a Pisa) e in Sardegna; esse rappresentano un elemento chiave per comprendere il flusso di persone e modelli che attraversarono il cuore del Mediterraneo occidentale.