La Chiesa
Ghilarza si trova incuneata tra una serie di altipiani al centro dei quali si trova lo spettacolare Lago Omodeo, bacino artificiale ottenuto dal fiume Tirso. Ai margini dell’abitato, nelle vicinanze di una torre del XV secolo, si trova la chiesa di San Palmerio, realizzata nella prima metà del XIII secolo. Questa in origine doveva presentarsi ad aula unica con copertura in legno. Oggi l’abside romanica è andata perduta mentre il transetto e il presbiterio sono frutto di inserimenti nel corso del XVII secolo. Sempre in territorio di Ghilarza si segnala la chiesa di San Serafino, fuori dall’abitato, e la chiesa di San Pietro di Zuri, sul lago Omodeo, certamente uno degli edifici più interessanti nel panorama del romanico sardo.
Descrizione »
San Palmerio si presentava in origine ad aula unica con copertura in legno. Oggi l’abside romanica è andata perduta. Il transetto e il presbiterio sono frutto di inserimenti nel corso del XVII secolo. La parte di impianto dell’edificio, la facciata e parte del fianco meridionale, è realizzata con alternanza di pietra vulcanica rosa e bruna. Lesene che si raccordano in grandi arcate scandiscono in tre specchi il prospetto principale. Al centro si apre il portale, sormontato da un’apertura semicircolare realizzata successivamente. Nel fianco sud una monofora consente alla luce di entrare. Archetti su piccole mensole corrono lungo la terminazione del muro.
Storia »
Non si ha menzione documentaria della fondazione della chiesa, restituibile al primo quarto del XIII secolo in base all’analisi formale. Si ha attestazione di Sanctu Paraminu de Gilarce nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado.
Sempre in territorio di Ghilarza si segnala la chiesa di San Serafino, fuori dall’abitato, in cui resta un bell’architrave del XIII secolo, e la chiesa di San Pietro di Zuri, sul lago Omodeo, certamente uno degli edifici più interessanti nel panorama del romanico sardo. Caso unico, di questa chiesa si conosce sia la data di edificazione, il 1291, sia l’architetto che la costruì, Anselmo da Como. Grazie ad una iscrizione in facciata è noto anche il nome della committente, la badessa Sardigna de Lacon.
Restauri »
Negli anni ’20 del XX secolo la chiesa di san Pietro di Zuri fu spostata dal sito in cui originariamente era stata eretta. Fu ricostruita a monte con la pratica dell’anastilosi, per permettere la realizzazione di un bacino artificiale, il lago Omodeo.
Bibliografia »
Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del mille al primo ‘300, Nuoro, 1993. Roberto Coroneo, Renata Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana “Patrimonio artistico italiano”, Milano, 2004.Roberto Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, 2005.
Dove si trova