La Chiesa
Collocato su un ripiano del monte Conserva, il complesso monastico è inserito nell’area naturale protetta di interesse locale A.n.p.i.l.-Valle delle Fonti.
Arrivati al Cisternone, da cui parte l’acquedotto mediceo che giunge fino a Pisa, si sale a Mirteto attraverso una mulattiera immersa nella natura e costeggiata dai ruscelli che scendono dal monte.
Le strutture originali attuali risalgono al XII secolo, quando in questa località si insediarono i monaci cistercensi. Di questa fase rimangono la chiesa, il dormitorio e la fontana.
L’intero complesso risulta in avanzato stato di degrado, merita comunque una visita per apprezzare sia il contesto naturalistico entro cui è inserito, sia le caratteristiche architettoniche con cui è stato realizzato.
Descrizione »
La chiesa di Mirteto, costruita in conci squadrati di calcarenite (comunemente detta verrucano), rifilati con lo scalpello e spianati con uno strumento a punta singola, presenta un’icnografia a navata unica con abside.
La tecnica costruttiva isodoma, a filari orizzontali e paralleli, trova riscontro in strutture religiose e monastiche collocate nei dintorni, a testimonianza della presenza di maestranze itineranti che diffusero il loro sapere in maniera capillare sul territorio.
L’edificio è stato costruito seguendo la lieve pendenza del terreno, che si presenta nella direzione trasversale della navata. L’abside è orientata canonicamente a est.
L’edificio presenta due curiosità. La prima è l’assenza di monofore sul fianco esposto a nord, verso la montagna e quindi più freddo, mentre sono presenti sul lato meridionale che si affacciava sugli spazi monastici. La seconda è la presenza di tre aperture strombate nell’abside. Queste permettevano a chi si trovava all’interno della chiesa di avere un’ampia visuale sulla strada che sopraggiungeva dal monte: si trattava di una sorta di accorgimento difensivo, ben comprensibile in un territorio così prossimo al confine con il territorio lucchese.
La chiesa oggi risulta scoperchiata e sprovvista di arredi sacri. Caratteristiche sono le nicchie portalampade che si aprono nella muratura interna e che servivano ai monaci per illuminare la chiesa nelle ore notturne di preghiera.
Il monastero, che si sviluppa a lato della chiesa, è oggi in rovina. Era costituito da un edificio a due piani a cui si accedeva dalla vallata di Asciano attraverso un portale in pietra con arco a sesto ribassato. Al piano terreno si trovavano i tinai, ancora in parte visibili, i magazzini e il frantoio; al piano superiore erano sistemati il dormitorio ed altre stanze di uso comune.
Storia »
Non abbiamo notizie certe relative alla fondazione di questo monastero; le strutture monastiche risultano attestate per la prima volta nel 1150, quando dall’ordine camaldolese vengono passate all’ordine cistercense.
Il complesso monasteriale ha funzionato come tale fino al 1472, quando è stato prima annesso ai monasteri di San Remedio di Pisa e di San Michele alla Verruca e quindi affittato ai privati come struttura produttiva finalizzata allo sfruttamento delle risorse del territorio.
Dopo questa trasformazione d’uso sono stati costruiti e annessi al complesso un metato per l’essicazione delle castagne e altri edifici rurali, costruiti tra il XVIII e il XIX secolo. Al monastero apparteneva anche il mulino situato a valle.
Opere »
La chiesa è priva di copertura. All’interno dunque risulta spoglia di arredi liturgici e di opere d’arte.
All’esterno dell’edificio tuttavia si possono osservare ancora alcuni elementi scultorei, realizzati dalle maestranze itineranti sul territorio.
Gli stipiti del portale d’accesso sono caratterizzati da mensole decorate, una con motivi a spirale e una con una testa umana appena accennata. Questi motivi si ritrovano anche nella vicina chiesa di San Bernardo a Calci, che oggi fa parte di una struttura agrituristica. Una protome umana è stata scolpita anche su un concio angolare del paramento esterno.
Sul fianco meridionale, dove si appoggiavano probabilmente dei pergolati lignei, rimangono altre mensole, anch’esse decorate con soggetti umani e animali: una figura intera, una testa d’uomo e un ariete. Sulla stessa parete è stata incisa anche una meridiana, che serviva per scandire le ore del giorno.
Restauri »
La chiesa risultava in rovina già nel XVII secolo; nonostante questo, pochi sono stati i restauri che hanno interessato il complesso.
Il più importante è stato realizzato nel 1929 per iniziativa della Soprintendenza di Pisa su progetto dell’architetto Oreste Zocchi. In quell’occasione è stato recuperato e rimesso in opera il vecchio pietrame sui lati esterni meridionale e orientale, è stato risistemato il tetto e riparata l’abside, coprendola con lastre di scisto. Si è quindi provveduto ad abbassare il terreno prospiciente la facciata della chiesa. Dopo questo restauro sono stati effettuati minimi interventi di conservazione.
La chiesa oggi è scoperchiata e completamente svuotata all’interno. Anche il complesso monastico risulta in stato di avanzato degrado.
Bibliografia »
San Giuliano terme. La storia, il territorio, Pisa, Giardini, 1990.
L. Benassi, R. Castiglia, Mirteto. Storia e trasformazioni di un complesso monastico nel monte Pisano, Pisa, Plus, 2005.
Dove si trova